Sentinella, a che punto è la notte?
di Pasquale Pirone (rete3.net 2009)
“Shomér, Ma Mi-Llailah?”, (Isaia 21,11)
11 Qualcuno chiama da Seir:
“Sentinella, quando finisce la notte? Dimmi, quanto manca all’alba?”.
12 La sentinella risponde: “Arriva l’alba, ma presto anche la notte.
Se volete fare altre domande, tornate di nuovo”
Il passo, nel contesto della grande profezia sulla caduta di Babilonia causata dai Persiani e dei Medi di Ciro rielabora forse un più antico poema sulla caduta di Ninive. Come in tutti i libri profetici, la sua potenza evocatrice assume una portata universale, che va al di là di una semplice lettura storica e che ha ispirato intellettuali e uomini comuni di ogni epoca.
Nel 1983 è Francesco Guccini a proporne una rilettura in musica, in un fortunato brano che, rispettando l’originale ebraico del testo, si intitola Shomér, Ma Mi-Llailah?
(gli eventuali proventi pubblicitari appartengono all’autore)
“La notte è quieta senza rumore, c’è solo il suono che fa il silenzio
e l’ aria calda porta il sapore di stelle e assenzio,
le dita sfiorano le pietre calme calde d’ un sole, memoria o mito,
il buio ha preso con se le palme, sembra che il giorno non sia esistito…
Io, la vedetta, l’illuminato, guardiano eterno di non so cosa
cerco, innocente o perchè ho peccato, la luna ombrosa
e aspetto immobile che si spanda l’ onda di tuono che seguirà
al lampo secco di una domanda, la voce d’ uomo che chiederà:
Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell …
Sono da secoli o da un momento fermo in un vuoto in cui tutto tace,
(…) ma sento voci, sento un brusìo
e sento d’ essere l’ infinita eco di Dio
e dopo innumeri come sabbia, ansiosa e anonima oscurità,
ma voce sola di fede o rabbia, notturno grido che chiederà:
Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell …
La notte, udite, sta per finire, ma il giorno ancora non è arrivato,
sembra che il tempo nel suo fluire resti inchiodato…
Ma io veglio sempre, perciò insistete, voi lo potete, ridomandate,
tornate ancora se lo volete, non vi stancate…
Cadranno i secoli, gli dei e le dee, cadranno torri, cadranno regni
e resteranno di uomini e di idee, polvere e segni,
ma ora capisco il mio non capire, che una risposta non ci sarà,
che la risposta sull’ avvenire è in una voce che chiederà:
Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell …”
L’eterno interrogarsi dell’uomo, secondo Guccini, è destinato insomma a non avere risposta. L’ansia della fede o della rabbia civile, pur nella sua drammatica nobiltà, rimane annichilita dall’inesorabile trascorrere del tempo.

Passano 11 anni, siamo nel 1994, e la domanda risuona di nuovo sulle labbra di uno dei più autorevoli padri costituenti, Giuseppe Dossetti, partigiano col nome di “Benigno”, presidente del Comitato di Liberazione Nazionale di Reggio Emilia, giovanissimo professore di Diritto, vicesegretario della Democrazia Cristiana e protagonista di quella Commissione dei 75 che elaborò la prima bozza della Costituzione. Dossetti fu avversario di De Gasperi su posizioni contrarie all’adesione alla NATO e favorevoli a riforme sociali più spinte. Dalla politica attiva si ritirò nel 1951, tranne una breve parentesi per candidarsi a sindaco di Bologna. Nel’56 pronunciò i voti religiosi, fondando di lì a poco la “Piccola Famiglia dell’Annunziata”, una congregazione monastica che ebbe il suo centro a Casaglia di Monte Sole, una delle frazioni di Marzabotto teatro dell’ omonimo eccidio nazista.
Il’94 è l’anno della discesa in campo di Berlusconi e del suo primo governo: che, dichiaratamente, si propone di mettere mano ad una radicale riforma della Costituzione. Dossetti esce da un silenzio durato 40 anni, ed intitola il discorso di commemorazione dell’amico fraterno Lazzati appunto “Sentinella, quanto resta della notte?”.
Qui lascio la parola alla bella sintesi che ne ha fatto il 22 dicembre dello scorso anno un editoriale in prima pagina di Repubblica a firma Giuseppe D’Avanzo:
In quei giorni del 1994, (Dossetti) egli vede affiorare un male diagnosticato con molti anni di anticipo: la supremazia di una concezione individualistica, in cui il diritto costituzionale regredisce a diritto commerciale (…); il dissolversi di ogni legame comunitario, mascherato dietro l’appello al “federalismo” (il “politico” diventa pura contrattazione economica); il rifiuto esplicito di una responsabilità collettiva in ordine alla promozione del bene comune (la comunità è fratturata sotto un martello che la sbriciola in componenti sempre più piccole sino alla riduzione al singolo individuo). Non si può sperare, dice Dossetti e parla ai cattolici, che si possa uscire dalla “nostra notte” “rinunziando a un giudizio severo nei confronti dell’attuale governo in cambio di un atteggiamento rispettoso verso la Chiesa o di una qualche concessione accattivante in questo o quel campo (la politica familiare, la politica scolastica)“.
Dossetti non nega la necessità di cambiamenti. Elenca: riforma della pubblica amministrazione; contrasto alle degenerazioni dello Stato sociale; lotta alla criminalità organizzata; valorizzazione della piccola e media imprenditoria; riforma del bicameralismo; promozione delle autonomie locali. Teme però riforme costituzionali ispirate da uno “spirito di sopraffazione e di rapina”. “C’è – avverte – una soglia che deve essere rispettata in modo assoluto. Questa soglia sarebbe oltrepassata da ogni modificazione che si volesse apportare ai diritti inviolabili civili, politici, sociali previsti dalla Costituzione. E così va pure ripetuto per una qualunque soluzione che intaccasse il principio della divisione e dell’equilibrio dei poteri fondamentali, legislativo, esecutivo e giudiziario, cioè per l’avvio, che potrebbe essere irreversibile, di un potenziamento dell’esecutivo ai danni del legislativo ancorché fosse realizzato attraverso referendum che potrebbero trasformarsi in forma di plebiscito“.
[…] Dossetti chiede allora ai cristiani di “riconoscere la notte per notte” e di opporre “un rifiuto cristiano” ritenendo che “non ci sia possibilità per le coscienze cristiane di nessuna trattativa“.
Nessuna trattativa. Per trovare queste parole che aiutano a sperare ancora in una via diurna, si deve ricordare Dossetti. Dove sono le “sentinelle” a cui si può chiedere oggi: “Quanto resta della notte“?
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